Torino – Palazzo Barolo
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| Palazzo Barolo | Opera Barolo | GTT Gruppo Torinese Trasporti | Parcheggio Emanuele Filiberto |Visita alle sale storiche del Palazzo Falletti di Barolo a Torino, esempio di dimora barocca della nobiltà cittadina del Seicento. L’ingresso è incluso nell’Abbonamento Musei Piemonte Valle d’Aosta.
Ingresso su via delle Orfane
La storia
Il primo documento che attesta l’esistenza a Torino di un edificio di proprietà dei conti Provana di Druent, nobile famiglia piemontese investita del feudo di Druento a metà del Trecento, è un atto di acquisto del 1587 con il quale il conte Carlo Francesco Provana acquisisce una casa situata in via delle Orfane, occupante l’area dall’attuale scalone d’onore verso l’orfanotrofio che sorgeva in corrispondenza della chiesa della Santissima Annunziata e che ha dato il nome alla via. Le prime opere di ampliamento si devono a Carlo Amedeo Provana, primo scudiero e gran falconiere del Duca di Savoia, che nel 1648 ottiene dal Monastero delle Orfanelle il permesso di occupare con delle nuove costruzioni l’area che divide le due proprietà.
Esterno
Alla sua morte nel 1660, gli succede il primogenito Ottavio Provana, poi noto come Monsù Druent. Gentiluomo di camera e primo scudiero del Duca, insieme allo zio il Marchese di Pianezza sostiene Vittorio Amedeo II nella contesa contro la madre, la Madama Reale Giovanna Battista di Savoia Nemours, per il governo del ducato. Nel 1682 la Madama Reale fa arrestare sia Ottavio che lo zio; entrambi restano in carcere finché Vittorio Amedeo II non ottiene il potere nel 1684, richiamandoli a corte e assegnando loro alte cariche come ricompensa per la loro fedeltà. Ottavio viene nominato Gran Maestro di Guardaroba.
Dopo l’acquisizione di alcuni terreni dai vicini, Ottavio avvia il completamento dei lavori già iniziati dal padre. La maggior parte viene terminata fra il 1692 e il 1694, ma le campagne di costruzione e decorazione proseguono fino al 1720 con varie interruzioni dovute alla guerra di successione spagnola, nella quale è coinvolto anche il ducato di Savoia. I lavori di ampliamento sono diretti dall’architetto Gian Francesco Baroncelli, già autore di altri palazzi nobiliari torinesi; non ci restano documenti né progetti relativi all’intervento di Baroncelli, che probabilmente si occupa solo della creazione dell’androne e dello scalone, senza intervenire sulle parti di edificio già esistenti.
Scalone d’onore
Nel 1695 Elena Matilde, figlia unica di Ottavio, è data in sposa a Gerolamo Gabriele Falletti di Barolo, esponente di una fra le più antiche famiglie della nobiltà piemontese, attestata almeno dal XIV secolo e fortemente legata a casa Savoia con importanti incarichi nell’esercito, nella Chiesa e nella diplomazia. A causa di debiti di gioco e delle ingenti spese sostenute per il palazzo, Ottavio non è in grado di onorare la promessa della ricca dote per la figlia; Gabriele Falletti decide quindi di lasciare il palazzo con Elena e i loro tre figli, ma Ottavio trattiene la ragazza presso di sé; per la disperazione della separazione dalla sua famiglia, Elena si suicida nel 1701 gettandosi da una finestra del palazzo. I rapporti fra Ottavio e Gabriele Falletti si interrompono definitivamente. Nel 1716, alla morte della moglie, Ottavio lascia il palazzo per trasferirsi in una tenuta di campagna nei pressi di Torino; il palazzo di città resta quindi disabitato, e viene saltuariamente affittato ad altre famiglie nobili. Alla morte di Ottavio nel 1727, Ottavio Giuseppe, primogenito di Elena e Gabriele Falletti, eredita tutto il patrimonio; il palazzo passa quindi alla famiglia Falletti di Barolo, nome con il quale è conosciuto ancora oggi.
Volta dello scalone d’onore con lo stemma dei Marchesi di Barolo
Nel 1743 Ottavio Giuseppe commissiona a Benedetto Alfieri importanti lavori di completamento e restauro del palazzo; gli interventi dell’architetto sono ancora oggi visibili nelle sale del piano nobile oggi dette “alfieriane”. Il palazzo passa in seguito a Carlo Gerolamo, figlio di Ottavio Giuseppe, il quale acquista diversi stabili attigui al palazzo e fa costruire una nuova ala verso piazza Savoia adibita a case da reddito con botteghe al pianterreno. Alla sua morte nel 1800, il figlio Ottavio Alessandro fa rimodernare i locali al piano nobile oggi detti “dei Marchesi” in stile impero, in vista del matrimonio del figlio Carlo Tancredi con Juliette Colbert di Maulévrier (poi conosciuta come Giulia di Barolo), avvenuto nel 1806.
Rievocazione della decorazione dell’Appartamento dei Marchesi nella mostra “Giulia & Tancredi Falletti di Barolo collezionisti” ai Musei Reali di Torino
Gli ultimi coniugi Falletti di Barolo, che non hanno figli, dedicano la loro vita ad opere di assistenza ai bisognosi e per il miglioramento della città: grazie al loro contributo, Torino viene dotata di illuminazione e giardini pubblici, vengono aperte delle scuole, viene costruito il cimitero generale. Dopo la morte di Tancredi nel 1838, Giulia prosegue nelle sue opere benefiche, con l’apertura di asili, orfanotrofi, scuole, ricoveri per ragazze in difficoltà; a tali scopi, riadatta anche alcune stanze del palazzo destinandole a refettori, dormitori, spazi di lavoro. Alla morte di Giulia, nel 1867, per sua espressa volontà testamentaria viene costituita l’Opera Pia Barolo, con lo scopo di portare avanti le attività assistenziali da lei avviate. Parte della ricca collezione di opere d’arte raccolte nei secoli dalla famiglia viene donata alla Galleria Sabauda, mentre il resto viene venduto per ottenere capitali da destinare all’Opera Pia. Alcuni locali al piano terra vengono affittati ad uso di uffici e botteghe.
Opere già nella collezione Falletti di Barolo, dalla mostra “Giulia & Tancredi Falletti di Barolo collezionisti” ai Musei Reali di Torino
Il palazzo sorge all’incrocio fra via delle Orfane e via Corte d’Appello. Per ampliare e regolarizzare via Corte d’Appello, nel 1906 il Comune di Torino dispone la demolizione di una porzione di edificio corrispondente alla larghezza di una stanza; con il taglio, vengono perse le stanze un tempo affacciate sulla via; le ricche decorazioni delle sale demolite (pitture sulle volte e sui fregi, porte e sovrapporte, boiseries) vengono ricollocate in altri ambienti del palazzo appositamente riadattati, mentre i fregi e gli stucchi vengono riprodotti. La facciata viene ricostruita in uno stile simile al resto dell’edificio. L’estensione originale del palazzo è oggi contrassegnata da una pavimentazione stradale diversa lungo via Corte d’Appello.
Lato su via Corte d’Appello con la nuova facciata dopo il taglio del 1906
Mentre l’attività dell’Opera Pia Barolo prosegue ancora oggi, le sale del palazzo vengono progressivamente restaurate e aperte al pubblico a partire dal 1998.
Scalone d’onore
Il percorso di visita
Ciò che rimane delle decorazioni risalenti alla prima costruzione del palazzo consiste soprattutto in pitture di volte e soffitti, e in arredi fissi come porte e sovrapporte. Le decorazioni parietali sono state rinnovate più volte nel corso del tempo, a seconda dei gusti del momento, mentre gli arredi originali sono stati in gran parte venduti secondo le volontà dell’ultima proprietaria Giulia di Barolo.
Appartamento di Silvio Pellico, Anticamera, particolari della volta: Michele Crotti, volta in legno; Pietro Somasso, stucchi del fregio; Giovanni Battista Brambilla, Quattro stagioni
La facciata principale del palazzo, attribuita a Gian Francesco Baroncelli, si trova su via delle Orfane. Dal grande portone si accede all’atrio, dove è possibile ammirare il grandioso scalone progettato dal Baroncelli: due ampie e luminose scalinate laterali si raccordano al centro, da dove parte un’unica, scenografica rampa che permette di raggiungere il piano nobile.
Scalone d’onore
Le sale del piano terra ospitano spesso mostre temporanee, e non fanno parte del percorso di visita guidata. Se si visita una delle esposizioni temporanee, è possibile osservare le volte e i fregi dei due appartamenti detti di Ercole e di Diana; ognuno è composto da un’anticamera, una camera e uno studio. Nell’appartamento di Ercole, verso via delle Orfane, le volte sono decorate con affreschi eseguiti nel 1694 raffiguranti episodi della vita dell’eroe (Matrimonio di Ercole ed Ebe nella camera e Apoteosi di Ercole nell’anticamera). Le tre sale verso il cortile sono state invece decorate nel 1698-99 con episodi della vita di Diana (Diana fra gli dèi dell’Olimpo nell’anticamera e Nascita di Diana nella camera).
Sale del piano terra, allestimento di una mostra
La visita al piano nobile inizia dal salone d’onore, un vasto ambiente a doppia altezza illuminato dalle ampie finestre della facciata. Alle pareti sono appesi ritratti di membri delle famiglie Provana di Druent e Falletti di Barolo, mentre la volta è stata affrescata a metà del XVIII secolo con il Trionfo di Enea.
Salone d’onore, volta – Mattia Bortoloni, Trionfo di Enea
A sinistra del salone si apre l’appartamento cosiddetto di Silvio Pellico. Lo scrittore fu ospite di Tancredi e Giulia di Barolo dal 1834 alla morte avvenuta nel 1854, inizialmente come bibliotecario del marchese, e in seguito assistendo la marchesa nelle sue opere benefiche. Anche questo appartamento è composto da anticamera, camera e studio, con volte e fregi decorati a tema mitologico nel 1693-94. Nell’anticamera è raffigurato il Rapimento di Cefalo, completato da Allegorie delle stagioni nei tondi della volta e da Giochi di putti sul fregio. La camera da letto presenta una Giunone sul carro al centro della volta, mentre il fregio mostra personaggi mitologici in veste di Stagioni (Proserpina come Primavera, Cerere come Estate, Bacco come Autunno, Vulcano come Inverno). Nel piccolo studio la volta e le porte sono decorate da motivi a grottesche.
Appartamento di Silvio Pellico, Camera
Al rinnovamento operato a partire dal 1743 da Benedetto Alfieri, primo architetto della corte dei Savoia, si devono le stanze cosiddette “alfieriane”, situate all’angolo fra le due vie lungo cui si sviluppa il palazzo. La Sala Mozart, così denominata in onore della visita del musicista a Torino avvenuta nel 1771, presenta una volta riccamente decorata con l’Apoteosi di Ercole e quattro miti di seduzione: Narciso ed Eco, Apollo e Dafne, Giove con le sembianze di aquila e Ganimede, Giove in veste di Diana e Callisto. La Sala degli specchi, così detta per il rivestimento tipicamente rococò delle pareti, è caratterizzata da una tappezzeria verde riccamente intarsiata e da specchi e volte dorati, con al centro della volta allegorie della Sapienza (1717) e delle Arti (1740-60). Lo Studio cinese, ricostruito in seguito al taglio del palazzo, è un ambiente raccolto dove sono esposti tappezzerie e arredi nel tipico stile orientaleggiante di moda in tutte le dimore nobiliari nel Settecento.
A sinistra: Sala degli specchi. A destra: vista sulla Sala Mozart dallo Studio cinese
L’appartamento chiamato “dei Marchesi” fu abitato da Tancredi e Giulia di Barolo dal 1814 alla loro morte. Presenta una decorazione in stile impero, frutto dei rinnovamenti di inizio Ottocento eseguiti in vista del loro matrimonio. È anch’esso composto da un’anticamera, una camera e uno studio con arredi ottocenteschi e volte coeve a tema mitologico. La volta dell’anticamera è decorata da un affresco raffigurante Apollo sul carro del Sole. La camera da letto è caratterizzata da una tappezzeria di un rosso acceso e da un fregio con figure tratte dall’iconografia classica, a richiamare lo stile pompeiano; il letto è ospitato in un’alcova, separata da colonne e semicolonne corinzie; sulla volta è affrescata l’Educazione di Cupido (1805-07). Il piccolo studio adiacente è decorato da un dipinto su tela di metà Ottocento raffigurante delle Ninfe danzanti.
Appartamento dei Marchesi, Camera, volta – Luigi Vacca, Educazione di Cupido e fregio pompeiano
La visita si conclude con le tre Sale del Consiglio. L’Antica Sala del Consiglio è caratterizzata da una decorazione in stile rococò fatta di specchi e ricche dorature, e da una volta affrescata nel 1908 con le Nozze di Peleo e Teti e allegorie di Pittura, Astronomia, Musica e Scultura. La Camera rosa e la Sala del Consiglio presentano invece una decorazione più sobria; in quest’ultima sono esposti i ritratti di Giulia e Tancredi di Barolo. Da questa stanza è anche possibile accedere alla grande terrazza affacciata su via Corte d’Appello; da qui è ben visibile la pavimentazione di diverso colore che mostra l’estensione originaria dell’edificio prima del taglio del 1906.
Antica Sala del Consiglio
Come arrivare
Palazzo Falletti di Barolo si trova in via delle Orfane 7/A. Il palazzo è accessibile esclusivamente con visite guidate a cura di volontari. Non occorre la prenotazione, consigliamo di arrivare poco prima degli orari di partenza delle visite; per gli orari aggiornati rimandiamo al sito ufficiale. Attenzione: il palazzo si trova in ZTL, dove vige il divieto di circolazione per gli automezzi dal lunedì al venerdì dalle 7:30 alle 10:30.
Con i mezzi pubblici: numerosi autobus e tram fermano nelle vicinanze del palazzo; consigliamo di consultare il sito GTT per individuare il percorso migliore a seconda della provenienza.
In auto: tutti i parcheggi del centro sono a pagamento; consigliamo il parcheggio Apcoa “Emanuele Filiberto” a ca. 300 metri.
Dove mangiare
Per un pranzo informale, consigliamo la creperia Bicyclette, a pochi passi dal palazzo.
Per una sosta golosa, consigliamo Il Caffè al Bicerin, dove è possibile gustare la bevanda tipica di Torino nel locale storico dove è stata inventata.