Caraglio (Cuneo) – Filatoio Rosso

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Abbiamo visitato il Filatoio Rosso di Caraglio (Cuneo), che ospita il Museo del Setificio Piemontese. L’ingresso è incluso nell’Abbonamento Musei Piemonte Valle d’Aosta.

Filatoio Caraglio Ingresso

Filatoio di Caraglio

La storia

La nascita del Filatoio di Caraglio risale alla seconda metà del Seicento, quando Carlo Emanuele II si adopera per dare un nuovo impulso all’economia del Ducato di Savoia potenziando le tecniche di produzione della seta; nel 1663 si rivolge perciò al bolognese Giovanni Francesco Galleani, commerciante specializzato nel settore ed esperto conoscitore dei principali centri di produzione europei. A Galleani vengono affidate la costruzione di un filatoio a Borgo Dora (Torino) e di un setificio composto da filanda, filatoio e laboratorio di tintura e tessitura a Venaria Reale (Torino). Questi nuovi insediamenti utilizzano torcitoi circolari ad energia idraulica, capaci di produrre un filo molto sottile e regolare detto “organzino di seta sovrafine”. Nell’arco di pochi anni, i macchinari vengono ulteriormente migliorati, tanto da essere in seguito conosciuti come “torcitoi alla piemontese”.

Giovanni Girolamo Galleani, primogenito di Giovanni Francesco, nel 1676 individua in Caraglio la sede ideale per la costruzione di un nuovo impianto produttivo, che viene realizzato in soli due anni; la scelta del luogo si deve alla possibilità di coltivare i gelsi nelle vaste campagne circostanti, alla disponibilità di maestranze locali qualificate, e alla presenza di una vicina sorgente dalla quale derivare un canale per alimentare i mulini ad acqua interni allo stabilimento.

Filatoio Caraglio ruota idraulica

Ruota idraulica

L’impianto di Caraglio ospita l’intera filiera produttiva, dall’allevamento del baco da seta alla realizzazione del prodotto finito, e dà lavoro a circa 300 persone. L’edificio si sviluppa intorno a tre cortili costruiti in fasi successive, e comprende sia locali dedicati alla produzione che due ali residenziali nelle quali occasionalmente soggiornano i Galleani, che abitualmente vivono a Torino; la parziale destinazione ad abitazione spiega l’elegante aspetto di castello turrito e la presenza di elementi decorativi come la balaustra sommitale e gli stucchi che abbelliscono gli appartamenti padronali.

A partire dall’inizio dell’Ottocento, a seguito di un’epidemia che colpisce le coltivazioni di gelso e i bachi da seta di tutta Europa, l’approvvigionamento dei bozzoli viene progressivamente spostato verso l’Estremo Oriente; per il Filatoio inizia così un lento periodo di declino. Nel 1857 viene venduto alla famiglia di banchieri Cassin; è probabilmente in questo periodo che l’intero edificio viene tinteggiato di rosso, da cui il nome “Filatoio Rosso” con cui è ancora oggi conosciuto.

Filatoio Caraglio, Torcitoi idraulici

Torcitoi idraulici

Il Filatoio prosegue l’attività fino al 1936, quando, oltre alle difficoltà economiche causate dalle ripercussioni della Grande Depressione americana del 1929, la politica di autarchia economica imposta dal regime fascista favorisce la produzione di filati di origine nazionale, come la viscosa e il fustagno. Dopo la chiusura, l’edificio diventa caserma degli Alpini, e dopo l’armistizio del 1943 è sede di un presidio militare tedesco; una delle sei torri cilindriche perimetrali viene distrutta durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Nel dopoguerra, l’edificio viene adibito a magazzini, abitazioni, officine, e raggiunge un livello di degrado tale da rischiare il crollo.

Nonostante i decenni di abbandono, nel 1993 il Consiglio d’Europa classifica il Filatoio come monumento storico-culturale di archeologia industriale; nel 1999 il complesso viene acquistato dal Comune di Caraglio, che dà avvio a importanti lavori di recupero con il sostegno della Regione Piemonte e di vari istituti di credito. Il comitato per la rinascita è presieduto da Luigi Galleani d’Agliano, discendente del fondatore.

Filatoio Caraglio, particolare lavorazione torcitoio

Particolare della lavorazione

I lavori di restauro eseguiti fra il 2002 e il 2006 recuperano i fabbricati affacciati sui tre cortili, che vengono adibiti a sedi espositive; fra il 2005 e il 2017 viene allestito in fasi successive il Museo del Setificio Piemontese, che presenta una ricostruzione dei macchinari originali e illustra l’intero processo produttivo del filato di seta.

Il percorso espositivo

La visita al Filatoio è esclusivamente guidata e dura circa un’ora. Un plastico all’inizio del percorso fornisce una visione d’insieme degli edifici che compongono il complesso, e un breve filmato con immagini d’epoca illustra il processo produttivo della seta dalla coltura dei bachi al prodotto finito.

Filatoio Caraglio, plastico

Plastico del Filatoio

La visita prosegue quindi in una sala dove sono ospitate le riproduzioni di un fornelletto per la trattura (ovvero l’operazione che consente di macerare i bozzoli ed estrarre il primo capofilo da ognuno di essi per formare un filamento di seta grezza), e di incannatoi e binatoie, attrezzature che consentivano di avvolgere il filato, in vari stadi di finitura, su rocchetti.

Filatoio Caraglio fornelletto trattura

Fornelletto per la trattura

In un vasto ambiente a doppia altezza sono collocati, nella loro sede originale, due torcitoi idraulici in legno, fedeli riproduzioni di quelli in uso nel Filatoio nel Seicento; originariamente azionati grazie all’energia idraulica, sono oggi operati per mezzo della corrente elettrica a scopo didattico. Gli imponenti macchinari erano impiegati per l’operazione di torcitura dei filati, necessaria per conferire resistenza al filo e avvolgere il prodotto finito su appositi aspi.

Filatoio Caraglio, Binatoia

Binatoia

Negli ambienti del piano terra sono visibili le ruote idrauliche che venivano azionate dall’acqua del canale idrico collegato alla sorgente, e che fornivano la forza motrice per il funzionamento dei torcitoi soprastanti. L’acqua reflua veniva recuperata per l’irrigazione delle campagne circostanti.

Filatoio Caraglio, Incannaotoio

Incannatoio

Come arrivare

Il Filatoio Rosso di Caraglio si trova in via Giacomo Matteotti 40. Rimandiamo al sito del Museo per gli orari di visita aggiornati.

Consigliamo di contattare in anticipo i recapiti indicati sul sito specificando chiaramente la data e l’orario in cui si desidera partecipare alla visita per verificare la disponibilità; nonostante la nostra chiamata preventiva qualche giorno prima della visita, e la rassicurazione che per la data richiesta non fosse necessario prenotare perché l’affluenza in settimana non è alta, una volta arrivati in biglietteria ci è stato comunicato che per il turno da noi scelto i posti erano al completo per una precedente prenotazione di un gruppo giunta molti giorni prima. Abbiamo quindi dovuto attendere un’ora e mezza il turno di visita successivo. I biglietti per le mostre temporanee sono acquistabili in biglietteria o prenotabili sui circuiti di prevendita seguendo le istruzioni sul sito, mentre per le visite guidate non è prevista la possibilità di prenotazione online.

In auto: il Filatoio ha un parcheggio proprio gratuito, con ingresso sulla destra dell’edificio; il cancello è aperto solo durante l’orario di visita, chi desidera arrivare in anticipo può lasciare l’auto in via Matteotti, dove sono disponibili due parcheggi pubblici gratuiti, uno di fronte al Filatoio e un altro a circa 150 mt in direzione del centro cittadino.

Con i mezzi pubblici: Caraglio è raggiungibile in autobus dalla stazione ferroviaria di Cuneo, con la linea 92 gestita dalla compagnia Grandabus, o la linea 78 gestita dalla compagnia Benese, fermata nei pressi del Filatoio.


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