Torino – Basilica del Corpus Domini
Informazioni utili
| Parcheggio Roma-San Carlo-Castello | Parcheggio Santo Stefano | GTT |Visita alla basilica del Corpus Domini a Torino, chiesa barocca realizzata all’inizio del Seicento per la celebrazione del Miracolo Eucaristico di Torino del 1453.

Interno
La storia del Corpus Domini
La storia della basilica del Corpus Domini inizia con il miracolo eucaristico di Torino del 1453. In quell’anno le truppe francesi di Renato d’Angiò, dirette verso il Ducato di Milano, si scontrano in territorio piemontese con l’esercito di Ludovico di Savoia. Nel corso delle battaglie, la chiesa di Exilles, località dell’alta Val di Susa, viene saccheggiata da un ladro o un soldato che ruba varie suppellettili fra cui un ostensorio con l’ostia consacrata, chiudendolo in un sacco insieme al resto della refurtiva e dirigendosi quindi verso Torino per vendere il bottino; giunto il 6 giugno nell’antica piazza del Grano (l’attuale piazza del Corpus Domini) il mulo su cui viaggia incespica e cade, rifiutandosi di alzarsi e proseguire; nella caduta il sacco si apre rovesciando il suo contenuto. L’ostensorio con l’ostia si innalza miracolosamente, rimanendo sospeso a mezz’aria; il popolo accorre all’evento prodigioso, e presto dal vicino Duomo giunge anche il vescovo di Torino Ludovico da Romagnano, accompagnato dal clero in processione. Caduto a terra l’ostensorio, l’ostia si libra in volo brillando di luce propria; il vescovo e gli astanti si raccolgono in preghiera, invocando le parole “Resta con noi, Signore”, finché l’ostia scende nel calice proteso dal vescovo. Clero e popolo in processione tornano al Duomo con l’ostia miracolosa.

Volta – Luigi Vacca, Miracolo dell’ostia
Nel 1455, due anni dopo l’evento prodigioso, i canonici del Duomo ordinano la costruzione di una piccola cappella in Duomo per ospitare degnamente l’ostia, affidandone la costruzione al mastro Antonio Trucchi; questo tabernacolo viene distrutto nei lavori di rifacimento della Cattedrale del 1492. Per sostituirlo, nel 1510 il Comune di Torino progetta di erigere un oratorio nella piazza del miracolo; questo nuovo tabernacolo, che viene realizzato nel 1521-28 dallo scultore Matteo Sanmicheli, è composto da tre arcate a tutto sesto decorate da dipinti che illustrano i momenti principali della vicenda del miracolo eucaristico (il furto dell’ostensorio, l’ostia in volo, la discesa nel calice proteso dal vescovo); nel 1529 viene fondata la Confraternita laica del Santissimo Sacramento con il compito di custodire l’edicola.

Matteo Sanmicheli, Edicola del 1528
Nella piazza del Grano esisteva già un’antica chiesa intitolata a San Silvestro, piccolo edificio a pianta rettangolare con abside trilobata dove prende sede nel 1575 la nuova Confraternita dello Spirito Santo. Nel 1598, come ringraziamento a Dio per la cessata pestilenza, il Comune di Torino fa voto di ampliare la cappella del Sanmicheli; nel 1603 viene quindi dato mandato all’architetto Ascanio Vitozzi di presentare i disegni per una nuova chiesa da affidare alla Confraternita del Santissimo Sacramento. Per l’ampliamento, Vitozzi progetta di recuperare in parte l’edificio dell’antica San Silvestro, costruendo una chiesa a navata unica, con sei cappelle laterali oltre all’altare maggiore, e un oratorio comune per le due confraternite, che prenderà il nome di Corpus Domini abbandonando l’antica intitolazione a San Silvestro. Quando la costruzione non è ancora terminata, si apre una lunga diatriba fra la confraternita del Santissimo Sacramento e quella dello Spirito Santo per la distribuzione e l’utilizzo condiviso degli spazi; la lite prosegue per oltre quarant’anni, finché nel 1653 l’Arcivescovo Giulio Cesare Bergera ordina la costruzione di un muro che separi definitivamente la chiesa del Corpus Domini e il precedente oratorio dello Spirito Santo, con la distruzione di quello che rimaneva dell’antica San Silvestro; i confratelli dello Spirito Santo useranno nel ’700 lo spazio ovale dell’oratorio per realizzare una propria chiesa.

Interno della Basilica, lato destro
Dalla metà del Seicento quindi la basilica del Corpus Domini resta di esclusiva pertinenza del Comune e della Confraternita del Santissimo Sacramento, che procedono alla decorazione degli interni e della facciata. La chiesa viene periodicamente rinnovata, soprattutto in occasione dei festeggiamenti per gli anniversari del miracolo, con interventi di Filippo Juvarra nel 1721-24 per l’altare di San Giuseppe, di Benedetto Alfieri per il centenario del 1753, di Antonio Vittone nel 1769 per il tabernacolo dell’altare maggiore. Per il centenario del 1853 Luigi Vacca affresca la volta con scene del miracolo eucaristico. La chiesa viene gravemente danneggiata nei bombardamenti del 1943, con la distruzione di buona parte della cappella di San Carlo e della sagrestia, danni ai tetti e ai marmi interni; un primo ripristino viene eseguito nel dopoguerra, mentre un restauro integrale viene eseguito nel 2002-2003 per le celebrazioni del 550° anniversario.

Interno della Basilica, lato sinistro
Il legame fra il Comune di Torino, a cui si deve la costruzione della basilica, e il miracolo del 1453 è celebrato anche in una serie di pitture che decorano la stanza del Sindaco all’interno del Palazzo di Città, sede del Comune a poca distanza dalla chiesa: la Stanza del Miracolo, realizzata con la ristrutturazione del palazzo a partire dal 1659, presenta infatti affreschi che raccontano in otto scene parietali e nella volta la vicenda dell’ostia miracolosa, dal furto dell’ostensorio nella chiesa di Exilles alla benedizione del Vescovo in presenza dei Savoia.

Volta – Luigi Vacca, Processione del Corpus Domini
Il percorso di visita
La bianca facciata della basilica, il cui disegno è attribuito all’architetto Carlo di Castellamonte, presenta nelle quattro nicchie statue del 1671 dello scultore Bernardo Falconi, raffiguranti Mosè con l’urna contenente la manna ricevuta dal cielo, Sansone con il leone dalle cui fauci ha estratto il favo di miele, l’angelo che porta il pane al profeta Elia nel deserto, e il sacerdote Melchisedech che offre i pani per i riti sacri; i personaggi raffigurati in facciata rappresentano quindi episodi dell’Antico Testamento nei quali il cibo è elemento di salvezza, introducendo così al significato dello spazio interno dedicato all’ostia del corpo di Cristo.

Facciata, statue di Bernardo Falconi, in basso: Mosè, Sansone; in alto: Angelo, Melchisedech
L’interno è costituito da un’unica navata a quattro campate, di cui l’ultima leggermente sopraelevata ospita il presbiterio con l’altare maggiore; delle tre cappelle per lato, la prima e l’ultima sono sovrastate da coretti con balaustre e ospitano dei confessionali; le due cappelle centrali, inquadrate da colonne, sono dedicate a San Giuseppe e San Carlo Borromeo.

Interno, coretto
La cappella centrale del lato destro è dedicata a San Giuseppe. Il disegno dell’altare risale a un progetto di Filippo Juvarra o della sua bottega del 1721-24; la pala d’altare, dipinta da Dionigi Gerolamo Donnini, rappresenta la Visione di San Giuseppe, nella quale un angelo visita in sogno Giuseppe per rassicurarlo nel suo dubbio se sposare Maria, incinta di Gesù; dello stesso autore sono anche i due tondi laterali, raffiguranti lo Sposalizio della Vergine a destra e il Transito di San Giuseppe a sinistra. Al centro dell’altare si trova un’immagine della Beata Vergine delle Grazie, donata alla chiesa dal beato Sebastiano Valfrè; davanti a questa icona era solito pregare San Giuseppe Cottolengo, che proprio qui ebbe l’ispirazione di fondare la Piccola Casa della Divina Provvidenza, un ospedale dedicato alla cura degli indigenti la cui prima sede nel 1828 fu in un edificio proprio di fronte alla chiesa; il santo è raffigurato in una statua bronzea del 1917 di Davide Calandra.

Cappella di San Giuseppe
L’altare maggiore, ricco di marmi, è opera del 1664 dell’architetto Francesco Lanfranchi, autore anche del vicino Palazzo Civico, sede del Comune, e ne sostituisce uno precedente andato distrutto in un incendio nel 1653. La pala d’altare di Bartolomeo Caravoglia del 1667 raffigura il vescovo che invoca la discesa dell’ostia nel calice, ed è accompagnata dalle tre statue delle virtù teologali (Fede, Speranza e sul coronamento la Carità) scolpite da Giovanni Battista Casella.

Altare maggiore
Verso la metà della navata, una balaustra in metallo protegge un’epigrafe collocata nel XVII secolo a ricordo del luogo dove avvenne il miracolo.

Epigrafe commemorativa del miracolo
La cappella centrale del lato sinistro è dedicata a San Carlo Borromeo. Originariamente realizzata sul modello dell’antistante cappella di San Giuseppe, è stata in parte distrutta dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e in seguito ricostruita. La pala d’altare di Agostino Cottolengo raffigura San Carlo e San Francesco di Sales; dei due tondi commissionati al pittore Francesco Mayer con San Carlo che comunica gli appestati e San Carlo che adora la Sacra Sindone, si conserva solo il primo (alla destra dell’altare), mentre il secondo è andato distrutto nella guerra ed è stato sostituito da una pittura con putti. Alla sommità dell’arco di entrambe le cappelle di San Giuseppe e di San Carlo due putti sorreggono lo stemma della Città di Torino.

Cappella di San Carlo Borromeo
Nel 1853, per il quarto centenario del miracolo, la volta viene affrescata da Luigi Vacca con tre scene del miracolo: il furto nella chiesa di Exilles, il miracolo dell’ostia che si libra nel cielo, e la processione verso il Duomo. Dopo le distruzioni delle coperture causate dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, per circa tre anni l’interno resta esposto alle intemperie, con danni a stucchi, dorature e pitture. Nel 1948 i dipinti della volta vengono restaurati da Nicola Arduino; mentre il primo episodio non presenta rifacimenti, la seconda scena viene completamente ridipinta da Arduino ricalcando l’opera di Vacca; nel terzo episodio vengono rifatti solo alcuni personaggi.

Volta – Luigi Vacca, Furto dell’ostia
I dipinti della volta del presbiterio vengono completamente rifatti da Arduino: al posto delle originali tre virtù teologali e un angelo del Vacca, Arduino dipinge le quattro virtù cardinali con il simbolo eucaristico.

Volta del presbiterio – Nicola Arduino, Virtù cardinali
Sopra la porta di ingresso si trova un organo del 1783-84, con una ricca decorazione di putti in legno intagliato e dorato realizzata nel 1702.

Organo
La chiesa si presenta priva di pulpito; nel 1748 ne viene realizzato uno che tuttavia non è mai collocato nella basilica, e che viene poi donato alla chiesa di San Lorenzo, dove ancora si trova; negli intagli che lo decorano presenta le tre scene del miracolo del Corpus Domini.

Real Chiesa di San Lorenzo – Pulpito, Miracolo dell’ostia
L’architetto Ascanio Vitozzi progetta per il duca Carlo Emanuele I il Santuario di Vicoforte; qui potete leggere il nostro articolo: Vicoforte (Cuneo) – Santuario della Natività di Maria.
Come arrivare
La basilica del Corpus Domini si trova nella raccolta piazza del Corpus Domini, a poca distanza da piazza Castello. Attenzione: la chiesa si trova in area pedonale e in ZTL, con divieto di circolazione da lunedì a venerdì dalle 7:30 alle 10:30.
In auto: tutti i parcheggi del centro storico sono a pagamento; consigliamo il parcheggio ACI “Roma-San Carlo-Castello” con ingresso in piazza Castello a ca. 400 metri, oppure il parcheggio GTT “Santo Stefano” a ca. 200 mt. Attenzione: entrambi i parcheggi si trovano in area ZTL, per l’ingresso negli orari in cui è vietata la circolazione rimandiamo alle indicazioni sui rispettivi siti internet.
Con i mezzi pubblici: numerosi autobus e tram fermano nelle vicinanze della basilica; consigliamo di consultare il sito GTT per individuare il percorso migliore a seconda della provenienza.
Dove mangiare
Per il pranzo o la cena, consigliamo le patate farcite del ristorante Poormanger nella vicina piazza Palazzo di Città.